Diario di bordo, Festival Aosta Città Diffusa

Nell’edizione pilota del 2021, il festival Aosta Città Diffusa ha gettato le  prime radici e germogli : si sono esplorati spazi inediti della città di Aosta; si sono riscoperti quartieri; si sono generate occasioni di incontro e si è creato un bozzolo di viva comunità.

Durante l’inverno 2022, molte persone hanno deciso di contribuire alla realizzazione del secondo capitolo di Città diffusa partecipando al crowdfunding lanciato da Palinodie sulla  piattaforma Eppela. Grazie alle donazioni dellз cittadinз, il festival ha beneficiato del contributo Crowdfunder di Fondazione CRT, che, al raggiungimento di 5.000€ di donazioni ha raddoppiato la cifra. Anche grazie a questo cofinanziamento nasce l’edizione 2022 del Festival: una nuova occasione per riconoscersi, nutrirsi ed espandersi collettivamente.

Giovedì 21 – domenica 24 luglio 2022. Al centro dei quattro giorni di festival è la città di Aosta: a partire da quest’anno, Città Diffusa aggiunge una coordinata al suo nome. Il festival rinasce così Aosta Città Diffusa: forte infatti per la direzione artistica l’esigenza di localizzare e di abitare il cuore pulsante al centro della Valle d’Aosta, dando spazio non solo alle montagne, ma soprattutto alla città.

Città e festival si intrecciano, si misurano, si costruiscono insieme attorno alle due parole chiave, casa e abitare. Un sostantivo e un verbo scelti dalle direttrici artistiche di Aosta Città Diffusa- Stefania Tagliaferri e Verdiana Vono per segnare il viaggio di questa edizione. 

La prima rimanda al corpo, che è la prima casa dell’essere umano: una casa da rinegoziare, accogliere, interrogare nel rapporto col sé e con le altre persone. La seconda è un’azione, uno stare ma anche un muoversi verso, una possibilità di apertura capace di superare l’individuo, l’uomo, e di guardare al pianeta. Attraversando queste parole il festival Aosta Città Diffusa è un’occasione di incontro, di esperienze collettive, di riflessioni sulla cittadinanza e sulla convivenza umana aperte a tuttз, a chi può e a chi vuole, anche in luoghi dove di solito la “cultura” non vuole o ha paura di arrivare.

Verdiana Vono, ricordando Patrizia Cavalli con Le mie poesie non cambieranno il mondo, lascia un augurio per l’edizione 2022 di questo festival:
Neanche Aosta Città Diffusa cambierà il mondo, ma le persone che lo attraversano, sì.


Giovedì 21 luglio 2022, primo giorno
Tettoia ex mercato rionale
Via volontari del Sangue – Area Ramolivaz

Aosta Città Diffusa apre la seconda edizione in un luogo già sperimentato nel 2021: la Tettoia dell’ex mercato rionale, nel quartiere di Saint-Martin de Corléans. Una piazza un tempo occupata dal vociare delle persone, dallo scambio di prodotti e di saluti: un luogo di incontro che ora è diventato sito di rapido passaggio, attraversato ogni tanto da qualche gruppo di bambinз in bicicletta o sullo skate.

Per questa sera sarà abitato diversamente. Si trasformerà prima in un luogo che accoglierà un talk sui temi della casa e dell’abitare con Patrick Thérisod e Valentina Porcellana; poi in un palco al centro del quale verranno proposti i reading dallз ragazzз vincitori di Letture Altre e infine in un cinema all’aperto, sul cui schermo muoveranno i passi lз ballerinз di Pina Bausch nel documentario realizzato da Wim Wenders.

ore 18:30 APERTURA FESTIVAL + TALK \ Costruire Bellezza

Patrick Thérisod, manager strategico e direttore dell’Azienda J.B. Festaz, prima redattore del primo piano strategico per la città di Aosta, dialoga con Valentina Porcellana, docente di antropologia presso l’Università della Valle d’Aosta e autrice di Costruire bellezza, antropologia di un progetto creativo.
Due persone che hanno in comune lo sguardo attento e aperto nei confronti dell’altro, della città e di quello che ancora non c’è ma che è diritto di tuttз poter immaginare.

Patrick ripercorre con noi il lavoro all’interno delle due realtà a cui ha consacrato il suo operato negli ultimi anni; molto diverse tra loro, ma con alcuni punti in comune: l’attenzione alla marginalità e l’apertura a pensieri e pratiche fuori dagli schemi. Interessante il suo paragonare la nostra città a un corpo: perché stia bene, tutte le sue parti devono essere in armonia, senza lasciarne nessuna indietro.

D’accordo con questa affermazione è Valentina, che ci racconta della sua esperienza di “antropologa in città” e dell’avvio del suo progetto Costruire bellezza: un laboratorio permanente volto a promuovere l’inclusione sociale attraverso processi partecipativi e creativi nella città di Torino, che dal 2014 ha preso vita grazie alle cooperative sociali, al Politecnico e all’Università.

Due volte a settimana, persone adulte senza fissa dimora si trovano a collaborare con studenti universitari all’interno di laboratori diversificati: digital storytelling, collaborazioni con designer, percorsi artistici e creativi. Prima del lavoro, c’è sempre un momento di condivisione quotidiana: si fa la spesa al mercato e si mangia assieme la colazione. Il laboratorio vuole contrapporre il piacere della partecipazione e della collaborazione all’obbligo dell’attivazione e all’individualizzazione di stampo neoliberale che caratterizzano i sistemi di welfare, che spostano sempre più la responsabilità sui singoli individui e non tengono conto delle reali possibilità e capacità delle persone di agire in determinati contesti e condizioni.

L’essere umano è un animale sociale, ha bisogno di essere all’interno di una collettività. Per Valentina, il progetto è l’opportunità di stare tra persone molto diverse tra loro che altrimenti non si sarebbero mai incontrate. Che cos’è la bellezza? È qualcosa che si crea insieme.


ore 19:30 PERFORMANCE \ Letture Altre

Subito dopo il talk, a popolare il palco è la giovane generazione dellз ragazzз vincitrice di Letture Altre, un contest rivolto ad adolescenti valdostanз a cura di Palinodie in coprogettazione con il Comune di Aosta, la cui serata conclusiva si è svolta  nel Parcheggio de la Ville il 6 giugno 2022.

La richiesta era quella di indagare il tema dell’alterità a partire dalle urgenze dellз partecipantз: sul palco dovevano portare un testo a scelta già edito, un’immagine che si legasse ad esso e farne una lettura ad alta voce, di fronte a un pubblico.

Le tematiche selezionate sono forti e sentite; riappropriarsi del luogo pubblico è anche questo: portare un’urgenza fuori, darle spazio e condividerla con la comunità.

Il primo dei tre reading portati ad Aosta Città Diffusa è quello di Clarissa Giannattasio e Jeandy Ndabutu Akwesi, che ha al centro la tematica della solitudine e della paura del diverso. 
Il secondo è stato scelto e interpretato da Federica Sulas e Heidi Cianciana e denuncia la cultura dello stupro e della violenza domestica.
L’ultimo, selezionato da Margot Savoye e Ida Stellin, racconta la storia di chi si è trovata a fronteggiare la morte e a vincerla dopo aver lottato per anni contro i disturbi alimentari.

Che questi piccoli affondi in realtà altre, presenti ai margini delle vite erroneamente definite “normali”, possano portare un germe di lotta nelle nostre quotidianità rendendo, anche per poco, il nostro sguardo più lucido e accogliente.


Ore 21:00 PROIEZIONE \ Pina di Wim Wenders, 2011

Pina è una lettera d’amore all’arte di Pina Bausch da parte del regista Wim Wenders. Nel 1985 assiste alla rappresentazione di Café Müller e ne rimane folgorato. Da quel giorno nasce tra i due una lunga amicizia che porterà alla realizzazione di questo film nel 2011. All’interno del documentario, si possono vedere alcune scene dei più importanti spettacoli di tanztheater  realizzati da Pina Bausch: a interpretarli  la compagnia che celebra così la danzatrice e coreografa deceduta nel 2009. 

Alcuni di questi spettacoli riproposti nel documentario non avvengono all’interno dei teatri ma nell’ambiente urbano ricordandoci che dobbiamo e possiamo continuare ad abitare la città con i nostri corpi per creare bellezza.

Ad accompagnare le sequenze di teatrodanza, alcune interviste alle persone che con lei hanno vissuto e lavorato. Qui, alcune frasi estrapolate dalle loro voci, da tenere come punto di attivazione per le nostre pratiche di vita quotidiana:

Devi essere più folle
Qual è la nostra responsabilità anche quando danziamo?
Sono giovane
Le mie orecchie sentono promesse
My body is strong
Pina era un’esploratrice radicale
Guardava nel fondo delle nostre anime
Cosa desideriamo?
Dance dance otherwise we are lost

Ore 23:00 MASTERCLASS DI TEATRO

Cosa succede se decidiamo di rimanere svegli3 per fare una masterclass di teatro in uno spiazzo spoglio e impolverato alle 23:00 ad Aosta? 

Succede che si crea una piccola comunità di persone che decidono di conoscersi e accogliersi in un momento particolare della giornata, quando la stanchezza comincia a farsi sentire, per condividere la creazione di una possibile bellezza.

Guidatз da Stefania Tagliaferri e Verdiana Vono, lз partecipantз alla masterclass hanno esplorato il concetto di casa.

Che cos’è in una parola per noi casa? Un gatto, un camino, un abbraccio, il caffè mattutino, il divano, una persona cara.

La masterclass si è conclusa con un’azione teatrale a partire dalla poesia  “Il cielo” di Wisława Szymborska, che sarà presente anche nel reading della nuova produzione teatrale di Palinodie “Persino le montagne più alte”, ultimo appuntamento del festival Aosta Città Diffusa.

Ma ora siamo solo all’inizio, e da qualche parte si doveva cominciare:

Da qui si doveva cominciare: il cielo.
Finestra senza davanzale, telaio, vetri.
Un’apertura e nulla più,
ma spalancata.

Non devo attendere una notte serena,
né alzare la testa,
per osservare il cielo.
L’ho dietro a me, sottomano e sulle palpebre.
Il cielo mi avvolge ermeticamente
e mi solleva dal basso.

Perfino le montagne più alte
non sono più vicine al cielo
delle valli più profonde.
In nessun luogo ce n’è più
che in un altro.
La nuvola è schiacciata dal cielo
inesorabilmente come la tomba.
La talpa è al settimo cielo
come il gufo che scuote le ali.
La cosa che cade in un abisso
cade da cielo a cielo.

Friabili, fluenti, rocciosi,
infuocati e aerei,
distese di cielo, briciole di cielo,
folate e cumuli di cielo.
Il cielo è onnipresente
perfino nel buio sotto la pelle.

Mangio cielo, evacuo cielo.
Sono una trappola in trappola,
un abitante abitato,
un abbraccio abbracciato,
una domanda in risposta a una domanda.

La divisione in cielo e terra
non è il modo appropriato
di pensare a questa totalità.
Permette solo di sopravvivere
a un indirizzo più esatto,
più facile da trovare,
se dovessero cercarmi.
Miei segni particolari:
incanto e disperazione.


Venerdì, 22 luglio, secondo giorno

Cogne Acciai Speciali SPA , via Paravera 16
 15:30 VISITA EVENTO \ La Cogne

Il complesso della Cogne, per chi abita la città di Aosta, non può passare inosservato: è una fabbrica di dimensioni spropositate, 78 campi da calcio, appena fuori dalle mura del centro storico e in netto contrasto con lo sfondo naturale alpino che le fa da scenario. 

I suoi rumori di rottami, di forni e di macchinari sovrastano quelli del fiume e della strada che le passano accanto. 

Nel secolo scorso ha costituito un polo attrattivo per lavoratori da tutta Italia e ha contribuito a modificare l’assetto urbano della città che l’ha accolta, costruendo un vero e proprio quartiere per gli operai e le loro famiglie. 

Attualmente è un’azienda privata e le sue porte si aprono solo per gli addetti ai lavori e per qualche scolaresca. Per Aosta Città Diffusa è stata fatta un’eccezione e un nutrito gruppo di visitatorз, armatз di caschetto antinfortunistico e gilet catarifrangente, ha potuto esplorarla a bordo di un trenino.

Che questo safari industriale, oltre a meravigliare e divertire, possa suscitare anche delle domande sulla sostenibilità, sul rapporto tra vita umana e industria, sull’impatto che una fabbrica ha sul territorio che la ospita.


ORE 18:30, GIOCARE LA CITTÀ
Giardino Scatola di Aosta Iacta Est, Piazza Soldats de la Neige, 8

E se per un pomeriggio tornassimo bambinз e decidessimo di giocare fino a ora di cena in cortile?

Forse non è necessario tornare all’infanzia, forse la dimensione del gioco è qualcosa che ci riguarda in tutte le fasi della vita, forse è qualcosa di cui abbiamo bisogno come comunità umana. Lo abbiamo scoperto sui tavoli del cortile del Giardino Scatola di Aosta Iacta Est\ Giocaosta, dove gruppi spontanei si sono creati per giocare assieme attorno ai temi della città, dell’abitare e del coabitare. 

Giocando, infatti, si impara a fidarsi dellз altrз, a  lottare per un obiettivo comune o, al contrario, a far prevalere la logica del più forte. Attraverso il gioco poi trovano spazio parti dell’umano che spesso vengono nascoste o poco stimolate: competizione sana, collaborazione, creatività, performatività. È bello uscire dai binari impostati della vita adulta e pensare divertendosi. Ci ricorda, riprendendo il talk di ieri, che se vogliamo possiamo ancora collaborare insieme per creare qualcosa di nuovo, fuori dagli schemi.


ORE 21:30, SPETTACOLO INTERATTIVO \ Play – La Confraternita del Chianti

È sera, il Giardino Scatola è stato occupato da sedie da giardino e un palco. Dai balconi degli alti condomini popolari qualcuno si affaccia a gettare uno sguardo, poi rientra nella propria casa,

In basso, le persone cominciano a entrare. All’ingresso vengono accolte dalle due attrici della compagnia La Confraternita del Chianti, Susanna Miotto e Alice Pavan, in completo formale che porgono a ogni spettatorǝ tre cartellini colorati, giallo, rosso, blu, oltre a  un foglietto con un QR Code e alcune indicazioni: seguire la pagina PLAY su Facebook perché tornerà utile in seguito. 

Lo spettacolo è un gioco interattivo che ha a che fare con i temi caldi del nostro presente: l’obiettivo è quello di ideare una proposta di legge popolare da presentare all’Unione Europea.Come? Facendo scegliere e discutere al pubblico la proposta che ritiene più interessante attraverso la votazione tramite i cartellini colorati.

Ma da chi è formato il pubblico? Si può dire che le scelte rispettino il volere della maggioranza? Forse sì, forse no, è un invito a riflettere. Interessante vedere come la differenza di età, per il pubblico aostano, fosse determinante per proporre alcune opzioni invece di altre: lз giovani erano più mosse verso i temi dell’informazione, dell’educazione e alle pari opportunità; le persone più mature verso la sanità, la mobilità e l’economia.

Un’ora per confrontarsi, discutere e divertirsi. Siamo statз soddisfattз della nostra proposta, l’istituzione del diritto di vendita dei propri dati personali? 

Forse no, ma intanto abbiamo partecipato e abbiamo capito che possiamo essere parte attiva di una comunità, anche nelle scelte politiche che sentiamo più urgenti.

Certo, questo era un gioco, ma forse, come sostiene la compagnia La Confraternita del Chianti: “ Il teatro è partecipazione attiva e non finisce con la fine dello spettacolo”.


Sabato 23 luglio 2022, terzo giorno

ORE 10:00 e ORE 11.30, VISITA EVENTO \ Casa della Carità
Piazza Papa Giovanni XXIII

Tra le vie del centro storico, dietro la Cattedrale di Aosta, c’è un cantiere in corso: è la Casa Della Carità, un luogo che la Diocesi di Aosta ha voluto rimettere in funzione per le persone senza fissa dimora. 

Munitз di scarpe comode e voglia di scoprire, veniamo guitatз all’interno di una realtà in potenza: un progetto che si apre temporaneamente al nostro piccolo gruppo per ricordarci che possiamo costruire bellezza insieme. 

Le nostre guide Andrea Gatto, direttore della Caritas Diocesana, Roberta Bordon, storica dell’arte incaricata di seguire il cantiere, e Milko Rizzolo, responsabile dei lavori, ci illustranono che La Casa della Carità nasce dalla necessità di avvicinare, ampliare e rendere più fruibili quei servizi che la Caritas offre sul territorio alle persone in grave degenza. L’obiettivo è quello di fornire: uno spazio mensa; un centro di ascolto per capire i bisogni delle persone che attraversano quei luoghi; un ambulatorio  medico; uno spazio per la cura della persona (servizi igienici; docce; servizio lavanderia) e, infine, alcuni alloggi per gestire le emergenze.

Ricordando le parole del talk del primo giorno, ci auguriamo che questa realtà possa costituire un’ulteriore occasione per ricordare che la bellezza è un diritto di tuttз.

ORE 17:00, LETTURE URBANE
Parcheggio de la Ville, Via Primo Maggio

Avete mai letto un libro in un luogo inconsueto, in una posizione strana o con persone sconosciute accanto? Noi sì, ci siamo datз appuntamento in un parcheggio multipiano con in sottofondo il rumore della fabbrica e di fronte lo spettacolo delle montagne illuminate dal sole. Un gruppo di sconosciutз, con in mano i propri libri o con quelli resi disponibili dalla biblioteca del festival, si è accomodato per un’ora e mezza sulle sedie circondate da cactus e ha condiviso un momento di intimità e concentrazione.

La cultura non appartiene a luoghi prestabiliti, siamo noi che decidiamo, insieme, dove può farsi germoglio. In questo caso, per farla sbocciare sono bastate una manciata di persone, qualche pagina e del tempo scelto per essere condiviso.

ORE 18:30, TALK \ Another world
Gala Maria Follaco è docente presso l’Università l’Orientale di Napoli e traduttrice di molte delle opere di Banana Yoshimoto. Nella sua ricerca universitaria porta avanti l’indagine del rapporto tra città e narrazione nella letteratura giapponese.

Dal racconto della traduttrice emerge la forza del rapporto di Banana Yoshimoto con la dimensione del quartiere: una narrazione di amore-odio che mira a mettere in luce la bellezza dei rapporti interpersonali contro la disumanizzazione e funzionalizzazione degli spazi, turbati dai mutamenti strutturali che hanno sconvolto la città di Tokyo a partire dagli anni ‘60 del secolo scorso. 

Si parla poi dell’elaborazione del lutto e dello spostamento come pratica di resistenza alla tentazione del suicidio o all’apatia nei confronti della vita. Personaggi e personagge si trasferiscono: all’estero; da un quartiere all’altro; dalla città alla montagna e viceversa. Lo spazio della narrazione di Banana Yoshimoto è molto esteso e obbliga lettori e lettrici a ricercare non nei luoghi, ma nellз protagonistз delle storie il punto di riferimento a cui aggrapparsi.

La natura – e il rapporto che l’umano ha con essa – è l’altro elemento cardine dei  suoi racconti. Spesso è legata anche alla divinità, una divinità che invita alla misura e all’equilibrio con il mondo: bisogna accontentarsi di quello che si ha e nulla più.

Gala Maria Follaco, per concludere, ci ricorda della vastissima presenza della luce nelle opere di Banana Yoshimoto, in particolare quella emessa dalle persone: una luce che si diffonde, carica di slancio vitale.

Che anche noi possiamo essere esseri umani portatori di luce.


ORE 20:30, SPETTACOLO TEATRALE \ Gli Altri – indagine sui nuovissimi mostri – kepler 452

Chi sono gli Altri? Quelli che si nascondono dietro ai commenti di odio sui social? Chi sono gli haters? è possibile trovare un terreno comune con loro? è possibile conoscerli e scoprirsi, anche in minima parte, simili?

Il progetto di Kepler-452, compagnia teatrale bolognese, parte da queste domande e decide di intraprendere un percorso di inchiesta e reportage per bucare lo schermo e conoscere gli Altri, chi è diverso da “noi”.

Sul palco quasi spoglio, due cubi di legno e un grande schermo sullo sfondo- dietro riecheggiano ancora i rumori della grande fabbrica- si muove l’attore Nicola Borghesi e ci rende partecipi del suo percorso di ricerca. 

Il tutto parte da un video che ritrae lo sbarco di Carola Rackete a Lampedusa e dal sottofondo di urla e di insulti che le vengono rivolti da alcuni presenti. Viene individuato il ragazzo che più di tutti si è dato alle offese: si chiama Mario, è un pizzaiolo dell’isola, ha una figlia e su Facebook posta sondaggi del tipo “che limone sei?”. Come mai una persona che conduce una vita “normale” sente il bisogno di augurare  le cose peggiori a qualcuno che neanche conosce? C’è dietro un’approfondita ricerca storico-politica che lo porta ad avere idee opposte rispetto a quelle di Carola? E se così fosse, questo legittimerebbe qualcuno a essere così violento nei confronti di un Altro, di un’Altra? E se dietro a quelle parole non ci fosse nessun pensiero, ma solo un’enorme frustrazione personale e un desiderio di esternarla?  

Kepler-452 non dà una risposta, ma indaga sottilmente il limite che c’è tra un presunto “noi” e un presunto “loro” invitando a chiederci da che parte stiamo, perché, in fondo, una medaglia ha sempre due facce.


Domenica 24 luglio, quarto giorno

ORE 6:30, LEZIONE DI YOGA

Orto Sant’Orso, Via Guido Rey, 20

L’ultimo giorno del festival comincia all’alba: sono le sei e trenta e la proposta è quella di accogliere il giorno attraverso la pratica dello yoga da condividere insieme. Arcangela Redoglia guida i nostri corpi appena svegli attraverso le sue parole e le sue pratiche e ci invita a cercare un equilibrio tra il mondo umano e quello vegetale che ci circonda. Siamo, infatti, all’interno dell’Orto Sant’Orso, uno spazio collettivo  rigenerato grazie ai volontari dell’associazione Agricoltura Biologica e Biodinamica Valle d’Aosta, che sarà anche teatro degli eventi serali del festival. Un inizio che abbraccia anche la sua fine.

ORE 16:00, SEMINARIO DI BIODANZA 
OMAMA Hotel, Via Torino, 14

La giornata prosegue con un’altra attività legata al corpo e alla relazione con lз altrз: la biodanza. Ad accompagnarci in questa esperienza è Viviana Luz Toro Matuk, direttrice della Scuola Modello di Biodanza Sistema Rolando Toro di Trieste e co-direttrice della Scuolatoro di Milano.
Il gruppo era molto eterogeneo, composto da persone di tutte le età. Ci siamo affidate alla pratica senza preconcetti ed è stato molto interessante constatare come la nostra consapevolezza e la qualità della relazione con lз altrз fosse cambiata alla fine del tempo trascorso insieme. Abbiamo percorso lo spazio con andature e ritmi differenti; ci siamo datз le mani e ci siamo guardtatз attraverso i ventagli delle nostre dita; abbiamo creato dei cerchi in movimento e ci siamo sedutз in ascolto. Alla fine i nostri sguardi erano più profondi e contenti e con questa nuova esperienza sulla pelle ci siamo messз in cammino per tornare all’Orto di Sant’Orso e proseguire con gli ultimi appuntamenti.

ORE 18:30, TALK \ Mettere in connessione
Orto Sant’Orso, Via Guido Rey, 20

Riunite attorno a un albero, con l’ultimo sole caldo del giorno che batte sugli occhi, Viviana Luz Toro Matuk e Valentina Porcellana si confrontano con Verdiana Vono e Stefania Tagliaferri sulle tematiche affrontate nelle loro ricerche: un dialogo sull’abitare che muove dal corpo, alla città, al mondo.

Durante il talk, Viviana ci spiega come per lei la biodanza costituisca la prima esperienza con cui è entrata in connessione col mondo. La biodanza, infatti, lavora su dei sistemi di integrazioni con se stessз, con gli altrз e con il pianeta. Ci ricorda come la vita sia legata al movimento, al processo e alla danza e come il stare con gli altri sia inscritto nella nostra natura umana. Attraverso la biodanza possiamo lavorare sulla creatività e sull’affettività e sullo stare insieme nel tempo.

Valentina insiste sull’esigenza di trovare un modo per stare bene e in connessione che esca dalle logiche produttive, di eccellenza e di sfruttamento. Invita a ricordare l’importanza di fare ricerca condivisa e di creare modelli positivi da cui partire.

Tra le parole chiave, ritornano anche quelle al centro di Aosta Città Diffusa: cura; casa; comunità e sostenibilità. Alcuni degli interrogativi proposti ripercorrono, senza volerlo, le esperienze degli altri spettacoli e interlocutorз del festival. Ci si chiede, ad esempio, come entrare in una dimensione di ascolto quando si ha a che fare con una persona diversa da noi, come all’interno della produzione dei Kepler-452; o si afferma che una delle prospettive per il nostro futuro sia l’ottica dell’autoregolamentazione dei bisogni, concezione simile a quanto emerso dalla conversazione di Gala Maria Follaco a proposito del rapporto uomo-natura in Banana Yoshimoto.

Il talk prosegue con alcune domande dal pubblico e con l’invito a essere attivз e parte della comunità in cui abitiamo, con l’apertura dello sguardo allз altre e al mondo.

ORE 19:30, PIC-NIC nell’Orto

Dopo la condivisione di pratiche e pensieri, si crea l’occasione per vivere insieme anche il momento del pasto. Tuttз hanno portato qualcosa da mangiare: torte salate, formaggi, frutta, creme spalmabili. In collaborazione con Associazione Agricoltura Biologica e Biodinamica Vda e MicaPan, panificio artigianale vegan con sede a Fenis, il  festival ha messo a disposizione il pane. Sedutз sulle nostre coperte e sui cuscini sparsi nel prato, ci siamo sentite parte di una stessa grande e varia famiglia.

ORE 20:30, LETTURA SCENICA \ Persino le montagne più alte – Palinodie compagnia teatrale
Orto Sant’Orso
Via Guido Rey, 20

A richiamare la nostra attenzione dal vociare collettivo, l’appuntamento finale del festival: la lettura scenica dell’ultimo lavoro di Palinodie, con la drammaturgia di Verdiana Vono e la regia di Stefania Tagliaferri. Il titolo, Persino le montagne più alte, rimanda alla poesia di Wislawa Szymborska, madrina spirituale che con le sue parole ci accompagna fin dal primo giorno. La voci sono di  Andrea Cazzato e Eleonora Cicconi.

Il testo ci fa ripercorrere la storia del cambiamento climatico che ha attraversato e continua ad investire il nostro pianeta. Lo fa attraverso dati scientifici, leggende inventate per la drammaturgia dello spettacolo, tappe dello sviluppo umano. Confronta paradigmi scientifici obsoleti e ci invita a smettere di colonializzare e sfruttare la realtà che ci circonda. Ci ricorda che una possibilità che sembra lontana, poi in breve non lo è più e diventa un problema quotidiano. L’attenzione è verso l’umano, verso il pianeta e verso ciò che chiamiamo casa. A proposito di quest’ultima, ci allarma sulla situazione della regione che ci ospita in questo momento: la Valle d’Aosta ha perso 32 ghiacciai in 22 anni e la velocità continuerà ad aumentare. 

Come siamo arrivati fino a qui? Cosa possiamo fare ora?

<<Se solo potessimo invertire la rotta. Se solo capissimo che il cielo non è qualcosa da conquistare ma qualcosa che ci avvolge.
Io penso che sia un istinto umano e collettivo, quello di sperare che le cose non cambino, che tutto rimanga intatto come nei migliori ricordi d’infanzia, quando stupefatte osservavamo il mondo per la prima volta.
È ingenuo sperare sempre che le cose rimangano sempre come la prima volta.
Anche io sono cambiata molto, a volte vorrei sapere dove ho lasciato il mio esoscheletro
Che opinioni avranno gli esseri del futuro di noi?
In questo momento immaginare il futuro è impossibile. Tra date di scadenza del mondo, guerre, pandemie, come si fa a pensare, a immaginare il futuro?
Immaginiamo il futuro riportando all’esperienza. 
E, allora, cosa direbbero di te nel futuro?
Che ho amato tanto. e che non avrei voluto che questa storia, la nostra storia, di esseri umani, finisse così. 
È un metodo salvavita imparare qualcosa dall’esperienza per non farla più.
Come esseri umani cosa abbiamo imparato? Perché non stiamo imparando dalla nostra stessa esperienza?
Da qui si doveva cominciare: il cielo[…]>>

Con il calare del buio ci si augura la buonanotte. Arrivederci, alla prossima estate.

NOTE FINALI, IN VIAGGIO IN TRENO, VERSO BOLOGNA

Siamo qui insieme, abbiamo questo spazio, questo tempo, questo pianeta

ci siamo incontrtз attraverso sguardi celati da mani di ventaglio; palmi che porgono pane nero; sedie impilate di sera in sera;

un festival non deve essere solo intrattenimento o un catalogo di offerte culturali da aggiungere alla lista dei già visto, già conosciuto, già fatto, ma deve essere anche un’esperienza di crescita personale e di incontro con lз altrз; di creazione di una comunità, nomade, magmatica, che si fa e si disfa ma continua a esistere nelle sue diverse forme;

deve essere in ascolto del territorio che abita, della terra che ne regge tutti i palchi, le attrezzature, i pasti, i piedi; deve avere un occhio periferico, critico, accogliente nei confronti di  tutto ciò che si collega all’esperienza umana.

Se tutto questo manca, non parte da un’urgenza e se non parte da un’urgenza, non è sincero. 

Questo festival, per me, è stato sincero.

Che l’urgenza e la sincerità continuino  sempre ad abitare i nostri sguardi.

Diario di bordo a cura di Marta Renda – Foto di Giorgio Prodoti /Stopdown Studio e Marta Lavit